orge
L'impiegata
di benves
22.05.2013 |
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"Quel venerdì, il titolare era andato in Francia e non sarebbe tornato fino al lunedì successivo..."
Ho quarant’anni e non pecco di falsa modestia nel definirmi una bella donna. Quando cammino per strada, i ragazzi mi guardano, spesso mi fischiano dietro e mi fanno anche complimenti piuttosto pesanti.
Sarà perché sono molto vistosa, oltre che ben fatta e vesto sempre in maniera molto elegante. Mio marito più di una volta mi ha detto che ho un fisico da porno star, e forse sarà anche per quello che qualche volta mi prendo dei diversivi.
Lavoro come impiegata presso una piccola ditta di circa venti operai.
Il titolare mi ha dato ampi poteri, dato che spesso manca dall’ufficio per viaggi di lavoro che durano anche settimane.
Quel venerdì, il titolare era andato in Francia e non sarebbe tornato fino al lunedì successivo. Io avevo dei lavori d’archivio da fare, sistemare cioè un po’ di vecchi raccoglitori sugli scaffali del locale vicino al mio ufficio che fungeva da archivio.
L’ufficio era al piano rialzato di una piccola palazzina che fiancheggiava un capannone che ospitava l’officina.
Ci si arrivava da una scala esterna oppure da una interna che comunicava direttamente con l’officina.
Il piano rialzato comprendeva l’ufficio del titolare in fondo, un’anticamera a vetri che dava sul capannone, il mio ufficio, l’archivio e un bagno.
Quel pomeriggio, che stava ormai volgendo al termine, presi il telefono interno e chiesi a Carlo, il capo-officina, se mi mandava di sopra in ufficio, il ragazzo più giovane, Renato, per darmi una mano a sistemare l’archivio.
Aggiunsi anche, che se per caso verso le diciassette avessero finito il lavoro, potevano andare che come al solito l’officina l’avrei chiusa io.
Carlo disse che andava bene e mi mandò su Renato.
Lo sentii arrivare di corsa sulla scale e aprire la porta come un fulmine.
Renato è un bel ragazzo di ventotto anni. Alto e ben piantato. Proprio un bel tipo e più di una volta ci avevo fatto un pensierino, ma non era mai giunta l’occasione, invece quel giorno mi sembrava quello giusto.
Renato bussò alla porta e chiese permesso.
Lo feci entrare e cominciai a dargli disposizioni.
- Renato porta di là quella scaletta e questi raccoglitori.
- Renato prontamente ubbidì.
Quando fummo nell’archivio, lo feci salire per fargli posare i raccoglitori sul ripiano più alto dello scaffale.
Lui salì sulla scala e incominciai a passargli i raccoglitori.
Avevo il viso all’altezza del suo pube e la vicinanza mi stava eccitando.
Osservavo i suoi jeans e credo che si fosse accorto anche lui della mia attenzione per il suo pacco, tanto che non mi accorsi che stava sbirciando da sopra dentro la mia scollatura.
I miei seni erano prosperosi e sodi e l’eccitazione mi aveva fato rizzare i capezzoli, ed erano ora ben visibili sotto la camicetta.
Avevo intenzionalmente messo una camicetta bianca, quasi trasparente e non avevo messo il reggiseno.
La gonna che avevo indossato era di pelle nera e mi fasciava i fianchi come una seconda pelle. Mi ero messa delle autoreggenti e un tanga neri.
Non volevo perdere tempo.
Alzai lo sguardo i vidi Renato che mi fissava le tette.
Incrociai il suo sguardo e lui, per un attimo, ne fu imbarazzato.
Poi persi ogni indugio e gli posai una mano sul pacco.
Mi accorsi che stava avendo una erezione e mi sembrava che il suo pene fosse anche di dimensioni discrete.
Renato mugolò di sorpresa e di piacere e quasi non cadde dalla scaletta.
Io lo strinsi per sorreggerlo e cosi constatai che il pene era ormai turgido e gonfio.
Lo guardai negli occhi e gli dissi:
- Renato, mi piacerebbe farmi una scopata con te, Ti piaccio ? – e sbottonai due bottoni della camicetta scoprendo quasi completamente un seno.
Renato sembrava paralizzato.
Non credeva alle sue orecchie.
Vidi il suo pomo d’ adamo andare su e giù ripetutamente, poi rispose con un filo di voce:
- Signora Gina, certo che mi piace. Lei è bellissima. Io sono un po’ timido sa. –
- Lo so.- risposi e cominciai ad abbassargli la chiusura lampo dei jeans.
– Credo che il fatto che tu non abbia detto no, vuol dire si. Non è vero ?
– Deglutì di nuovo e rispose sempre con un filo di voce.
- Si, signora Gina, certo che voglio ma quelli di sotto? Come facciamo? –
- Non ti preoccupare.- risposi - adesso stanno già andando a casa, non senti le auto che se ne vanno ?-
Infatti si sentivano le auto lasciare il cortile della ditta.
- Comunque sei vuoi sentirti sicuro, adesso controllo.- uscii dal locale archivio e mi diressi alla vetrata che dava sull’interno del capannone.
Le luci erano spente e non c’era anima viva. Tornai dentro e lo rassicurai:
- se ne sono andati tutti.-
Renato era rimasto impalato sulla scaletta, con la lampo dei jeans abbassata.
Io gli infilai una mano negli slip e gli estrassi il pene rigido e teso.
Lo accarezzai con entrambe le mani e gli baciai delicatamente il glande rosso e gonfio.
Era un bel pene, dritto e grosso abbastanza da riempire il ventre voglioso di una femmina in calore come me.
Leccai il glande con la punta della lingua e gli feci i complimenti.
- Bello. Lo sia usare bene ?-
Renato arrossì e scese dalla scaletta.
Mi sbottonò con le mani tremanti la camicetta e si tuffò nelle mie tette, leccandole e mordendomi con delicatezza i capezzoli.
Ero ormai eccitata al punto giusto.
- Dai facciamolo.- Lo invitai
– andiamo di là nell’ufficio del capo c’è un divanetto.-
Ci spostammo nell’ufficio del capo e mentre lui si toglieva la camicia, io tolsi la mia e la posai su una poltrona.
Poi lui si abbassò i pantaloni e cominciò a spogliarsi.
In pochi attimi fu nudo.
Io mi slacciai la gonna e la tolsi rimanendo in tanga e autoreggenti.
Renato mi guardava come fossi una dea.
Io gli accarezzai il petto e i muscoli del ventre. Le mie mani poi scesero a toccargli l’asta.
La strinsi e la sentii calda e dura.
Lo baciai.
Lui prese a strizzarmi i capezzoli ritti, mi mise poi le mani sulle natiche e le soppesò mormorando:
- Che bel culo sodo che hai.- poi si fermò e mi chiese:
- Ma tuo marito non ti vedrà arrivare, si preoccuperà.-
lo tranquillizzai.
- Non ti preoccupare a quest’ora, starà tornado dall’ufficio, ma in meno di mezz’ora si addormenterà sul divano.-
Renato si sentì più sicuro e mi mise una mano sul ventre, scese e la infilò sotto l’elastico del tanga e mi tocco la vulva.
Al suo tocco, gemetti e mi si piegarono le ginocchia.
Fui sulle ginocchia e presi il suo membro che troneggiava davanti al mio viso.
Lo presi con entrambe le mani e lo portai alla bocca.
Questa volta fu lui a gemere.
Lo leccai e lo ingoiai, stringendo le labbra e mordendo leggermente il glande.
Renato non riuscì a soffocare un gemito di piacere.
- Ohhhhhhhh. Ci sai fare. E’ troppo bello.-
Lo leccavo e scorrevo le mie labbra lungo tutto il pene mentre l’ingoiavo andando avanti e indietro.
Mi prese la testa tra le mani e mi fece alzare.
Fui di nuovo in piedi e sentii premere il pene sul mio ventre.
Mi prese in braccio e mi posò sul divanetto.
Venne sopra di me e io allargai le gambe per accoglierlo.
Insinuò la testa tra le cosce e cominciò a leccarmi.
Mi faceva impazzire.
Mi titillava la clitoride e il piacere era incomparabile.
Mi leccava con avidità, io ero in delirio e gli chiesi di prendermi subito.
- Vienimi dentro, dai, ma prima mettiti un preservativo. –
Lo vidi confondersi e rispondere:
- Ma io non ne ho.-
- Non ti preoccupare, li ho io. Vai di là nel mio ufficio, prendi la mia borsetta e portala qua, è sulla scrivania.-
Renato si alzò e si diresse, nudo come un verme verso il mio ufficio.
Io ne approfittai per togliermi il tanga.
Rimasi con le sole autoreggenti e le mie belle scarpe con tacco 15.
Renato arrivò trafelato con la borsetta. La aprii e ne tolsi un pacchetto di preservativi porgendogliene uno.
Renato aprì la confezione lo srotolò sul pene.
Io osservavo eccitata la scena sdraiata sul divano.
Quando ebbe sistemato il preservativo, si chinò su di me.
Allargai le cosce per accoglierlo.
Con la mano mi aprii le grandi labbra mentre lui vi appoggiava il pene reggendolo con la mano destra e sostenendosi per non schiacciarmi con la sinistra.
Sentii il pene toccare la mia apertura e provai un brivido di piacere.
Renato cominciò a spingere per entrare in me, facilitato dal fatto che ero tanto lubrificata.
Lo sentii riempirmi il ventre e godetti di quella presenza, calda e pulsante.
Sospirò di piacere e mi baciò sulle labbra.
Lo esortai a muoversi, e lui senza farselo ripetere, prese a muovere il suo grosso membro nella mia vagina.
Ad un certo punto gli dissi di rallentare perché si muoveva troppo velocemente.
Non volevo che finisse in fretta e la posizione scomoda che aveva mi suggeriva che volesse terminare.
Cosi gli dissi che avevo voglia di provare un’altra posizione.
- Aspetta. Fermati che voglio cambiare posizione. Cosi mi sembra che ti stanchi troppo e voglio che duri. -
Renato sembrava aspettare solo quello.
- Si anch’io voglio cambiare posizione.-
Mi alzai e mi diressi verso la scrivania del titolare. Era libera, tranne qualche foglio di carta, l’agenda e un telefono nell’angolo.
Spostai agenda e fogli di carta e appoggiai le natiche con i gomiti sul piano attendendo Renato. Si avvicinò guardando con bramosia il mio corpo nudo.
Mi sdraiai sul piano e con un intesa perfetta, Renato mi prese le gambe nell’incavo delle ginocchia e le sollevò da terra portandosele sulle spalle.
Si mise di fronte e a me e mi penetrò di nuovo.
Questa volta era libero di muoversi bene e reggendomi per i fianchi poteva modulare il movimento dentro di me.
I suoi colpi erano poderosi e pieni.
Quando giungeva in fondo mi spingeva all’indietro e io dovevo reggermi al bordo del tavolo. Sentivo i miei seni ondeggiare e sfogavo il mio piacere con mugolii e ansimi, mentre Renato mi guardava mangiandomi con gli occhi e mormorandomi parole che suonavano dolcissime alle miei orecchie.
- Sei bellissima. Sei una femmina dolce e calda. Il tuo ventre è bollente come un vulcano. Sei troppo bella. –
Il suo movimento adesso era più lento e dolce.
Mi piaceva sentirmi scavare dentro dal suo pene caldo e duro.
Decisi dopo un po che era il momento di cambiare di nuovo posizione.
Gli dissi di fermarsi.
- Fermati amore. Voglio che mi prendi da dietro adesso.-
Renato sembrava non attendere altro.
Usci dal mio ventre e indietreggiò di un passo.
Io posai a terra le gambe e mi girai.
Appoggiai i gomiti sulla scrivania e divaricando un po le gambe lo attesi.
Sapevo che nell’immaginazione maschile la posizione da tergo era la preferita perché dava un senso di dominio sulla femmina e anche a me piaceva perché godevo nel sentirmi osservata e ammirata nelle mie forme.
Sapevo del valore estetico del mio fondo schiena e ne andavo fiera.
Girai la testa all’indietro per chiamarlo a me, ma vidi che era già pronto.
Attendeva alle mie spalle reggendosi il pene con la mano destra.
Mi aprii con dolcezza le grandi labbra e cominciò a spingere il suo pene dentro di me tenendomi per un fianco.
Quando il glande fu dentro, mi prese per tutti e due i fianchi e spinse con forza entrando tutto, tanto che sentii i suoi testicoli colpire le mie natiche.
Riprese a scoparmi con lentezza e precisione.
Sembrava godere di ogni centimetro di membro che sprofondava dentro di me per poi toglierlo e risprofondare di nuovo.
Sapevo che stava osservando il mio culo ed il suo membro che entrava usciva dentro di me.
A quel punto appoggiai il petto sul piano di vetro della scrivania e gli dissi che lo volevo provare anche nell’ano.
Renato mi disse:
- Sei sicura di volerlo ? Potresti sentire male.-
Risposi - Se sei dolce sono sicura che non mi farai male e mi piacerà.
- OK, adesso ti preparo.- rispose, ed iniziò a lubrificarmi il buchino con la saliva mentre mi scopava lentamente.
Mi infilò prima un dito nell’ano ma non sentii male, lo fece delicatamente.
Poi ne infilò due sempre molto delicatamente mentre il suo pene esplorava continuamente la mia vagina.
Si fermò e mi disse di collaborare.
- Adesso allarga le chiappe e stai giù con il busto. Ecco, si, cosi - Io allungai le mani dietro la schiena per afferrare le mie natiche e le allargai esponendo il mio ano e appoggiai il seno sulla scrivania.
Ero in una posizione di completa sottomissione, ma mi piaceva e mi misi ad attendere la sua penetrazione.
Sentii che appoggiava il glande al buchino, non potevo vederlo, ma mi parlava.
- Adesso rilassati signora Gina. Rilassati e non sentirai male. –
Prese a spingere.
Il suo glande era molto più grosso delle dita che mi aveva infilato e sentivo il buco allargarsi ma dolere.
Sentivo le mani di Renato stringermi i fianchi mentre spingeva e mi esortava a rilassarmi.
– Rilassati signora Gina. Lasciati andare. Dai, se no senti male.-
Io mi concentrai un po’ e riuscii a rilassare il muscolo dell’ano.
In quel preciso istante il buchino cedette e lui sprofondò nelle mie viscere con tutta l’asta. Arrivò fino in fondo e si fermò.
- Adesso rimango un po’ fermo, cosi ti abitui e ti dilati un po’. –
Avevo sentito un po di dolore, ma adesso riuscivo a tenerlo dentro, anche se i muscoli interni sembravano volerlo espellere.
Lui sembrava godere tantissimo questa situazione e mi stringeva i fianchi con passione e forza. Dopo qualche minuto mi annunciò che si sarebbe mosso.
- Adesso mi muovo. Rimani rilassata e vedrai che ti piacerà.
Si mosse prima molto lentamente indietreggiando fino quasi ad uscire poi affondò di nuovo stringendomi i fianchi con forza, arrivato in fondo ricominciò e cosi continuò.
Mentre mi scavava le viscere sentii la sua mano toccarmi la clitoride per darmi piacere.
Io ero abbandonata a faccia in giù sulla scrivania, con le braccia sopra la mia testa ad afferrare il bordo, mentre lui mi pompava il suo grosso pene nell’ano, quando improvvisamente non lo sentii più e nello stesso istante due mani presero le mie e le portarono dietro la schiena bloccandole.
- Ma che succede Renato.-
Una voce mi rispose che riconobbi essere quella del caporeparto Carlo.
- Scusa signora Gina, ma vogliamo divertirci un pochino anche noi.-
- Noi chi? – risposi un po’ spaventata.
- Ah è vero. – rispose Carlo – le presentazioni. Ci sono io, Giovanni e Renato che a quanto pare era già a buon punto ma non aveva finito.-
Giovanni era il nostro autista tutto fare un uomo un po piccolo sui quaranta anni, mingherlino, mentre Carlo era un omone abbastanza grosso e con una pancia un po’ prominente.
- Non mi fate male,vi prego. – cominciai ad implorarli e mi sentii un po’ persa.
Maledii la mia avventura che stava volgendo non nel verso giusto.
Cercai di studiare la situazione per limitare i danni e cavarmela con il minimo prezzo.
Ero nuda, appoggiata con il ventre sulla scrivania del padrone, con le terga esposte e vestita solo delle mia autoreggenti, di cui una era ormai scesa fino alla caviglia.
Avevo ancora le scarpe che mi servivano per arrivare con il busto al livello del piano della scrivania.
Le mani legate dietro la schiena con poche possibilità di movimento.
Pensai che avevo poco spazio di negoziazione ed essendo in balia di tre uomini, mi valeva la pena di non farli arrabbiare e di assecondarli il più possibile.
Non ero spaventata ma un po preoccupata che i tre non si facessero prendere la mano dal gioco e chi mi usassero ma nel limite dell’umano, dato che ormai il finale era già scritto.
Gli parlai cercando di essere il più condiscendente possibile.
- OK ragazzi, se volete vi lascio guardare, mentre mi vesto e me ne vado a casa. Siete d’accordo ?-
- Stai scherzando.- rispose Carlo, mentre vidi volare la sua camicia e i pantaloni nell’angolo.
Si stava spogliando, perciò era Giovanni a tenermi le mani bloccate dietro la schiena.
- Adesso ti prendiamo tutti e tre, davanti e di dietro, poi ci fai un pompino a tutti, e poi andiamo a casa.
Questo è il minimo che puoi fare per noi. Siamo troppo repressi e abbiamo una gran voglia di fare sesso con una bella donna e tu sei quella.
Vero ragazzi che la signora Gina è una gran bella donna ?-
Disse cercando il consenso degli altri compagni.
- Si – risposero in coro.
Poi sentii altre mani tenere le mie e Carlo che diceva:
- Passami la cinta dei pantaloni che lego le mani di questa bella signora che adesso ci farà divertire.- disse a Renato.
Carlo mi legò le mani dietro la schiena e sentii, mentre mi legava, il suo pene già eretto sfregarmi contro le gambe e il suo pancione appoggiarsi sulle mie natiche.
- OK adesso tu tienila un po ferma.- Disse Carlo a Giovanni il quale si portò davanti a me dall’altro lato della scrivania.
Carlo si mise tra le mie gambe, allargò le labbra della mia vulva e puntò il suo pene per penetrarmi.
Tentai di divincolarmi e gli chiesi di mettersi il preservativo.
- Ehi, almeno mettiti un condom e non mi venire dentro ti prego. –
- Sentito ragazzi la signora ha delle esigenze. Cerchiamo di accontentarla. Dai, mettevi il preservativo. – rispose con fare ironico, ma si accinse ad aprire una bustina che gli passò Renato.
Sentivo che trafficava per metterselo e respirai profondamente nell’attesa di essere penetrata dal quel grosso energumeno.
Giovanni mi teneva le spalle appoggiate al piano della scrivania.
Era nudo e il suo pene rigido e teso stava a pochi centimetri dai miei occhi.
Lo avvicinò alla mia bocca e mi disse:
- Dai leccalo questo bel cazzo. Ti piace vero.- volgare, pensai.
- Si te lo lecco se però mi lasci le spalle., sono troppo scomoda così.-
- va bene però non fai scherzi vero ?-
temeva ovviamente che glielo mordessi.
Carlo, che aveva sentito tutto, e stava per penetrarmi, si intromise minacciandomi.
- Signora Gina non fare scherzi a Giovanni altrimenti ti facciamo pentire.
Se accetti il nostro gioco vedrai che ne uscirai contenta, dopo tutto anche tu ti devi divertire e te lo prometto ti divertirai.-
Giovanni rassicurato mise il proprio membro sulle mie labbra e rinnovò l’invito a leccarlo.
Io aprii la bocca e ingoiai il glande che me la riempì tutta.
Nel preciso istante Carlo mi entrava dentro con un secco colpo di reni, facilitato dal preservativo lubrificato.
Lo sentivo grosso e ingombrante.
Mi riempiva tutta e spingeva, pompava con foga quasi rabbiosa.
Non riuscivo a dir nulla perché avevo la bocca occupata da Giovanni.
Sentivo i testicoli Carlo e la sua pancia colpirmi le natiche quando arrivava in fondo e il classico rumore di ciac, ciac, tanto ero bagnata.
Si perché ormai avevo accettato il gioco e mi stava piacendo questa assurda situazione.
Io, attorniata da tre uomini, che mi usavano e allo stesso tempo mi adoravano.
Carlo ad un certo punto mi prese una coscia sotto l’incavo del ginocchio e la sollevò fino al bordo della scrivania facendomi torcere il busto leggermente.
Facendo cosi mi apri di più e lo sentii entrare ancora più a fondo.
- Ti piace signora Gina ? Bello questo giochino vero ?.-
Volevo rispondere di si ma non potevo.
Giovanni capì che volevo replicare e tolse il suo pene dalla mia bocca, ed io risposi ansimando sotto i colpi di Carlo.
- Si hi hi hi hi hi hi. E’ bello cosi, nessuno mi ha mai presa cosi hi hi hi -
Carlo ringalluzzito accelerò il ritmo per alcuni secondi ancora, poi disse a Giovanni di sostituirlo.
- Giovanni, dai adesso tocca a te. Mettiti uno di questi cosi e falla contenta.-
Si scambiarono di posto e mi trovai davanti agli occhi il membro di Carlo e capii perché lo sentivo cosi ingombrante.
Era veramente grosso e lungo.
Si tolse il preservativo e me lo mise in bocca dicendomi:
- Almeno in bocca lo senti come dovrebbe essere. –
presi a leccarlo e succhiarlo quasi con piacere.
Intanto Giovanni aveva preso le mie gambe e mi voleva girare.
Carlo intuì la sua mossa e dopo aver tolto il pene dalla mia bocca mi presero come una bambolina e mi girarono sulla schiena.
Le mani legate sotto la schiena mi facevano inarcare il busto in alto mettendo in evidenza i miei stupendi seni.
Carlo mi fece girare leggermente di lato la testa e rimise il suo grosso membro nelle mia bocca, mentre Giovanni sollevate le mie gambe come aveva fatto prima Renato mi stava penetrando.
Mi sentivo posseduta ma anche adorata da questi uomini rudi.
Capivo che non avevano avuto molte cose belle dalla vita e questo alla fine mi sembrava un ottimo regalo.
Mi stavano scopando con molta perizia.
Giovanni, faceva movimenti sinuosi, per sfregare contro le pareti della mia vagina e con una mano mi titillava la clitoride.
Pensavo alle sveltine che mi riservava mio marito ed in cuor mio non ero affatto pentita di questa scappatella.
Stavo quasi per venire quando Carlo disse che era giunto il momento di arrivare al pezzo forte. - Tu - disse a Renato – sdraiati sul divano. Dai, Giovanni, prendila che la mettiamo a posto. – Mi sentii sollevare e posare a gambe larghe sul pene di Renato.
I due uomini mi tenevano sollevata come fossi una bambolina.
Mi posarono sopra a Renato e lui pronto mi puntò il pene alla vulva poi i due mi lasciarono scendere lentamente impalandomi.
Io rilasciai un sospiro di sorpresa e di piacere.
- Ohhhhhhhh. – e mi trovai con il membro di Renato piantato dentro di me.
Ero a cavallo di Renato con le ginocchia flesse e il busto eretto.
Lui mi prese per le spalle e mi strinse a se costringendomi a far aderire il mio petto al suo.
Poi prese le mie natiche e mi aprii.
Sentivo che mi allargava con forza e faceva un po male e lo supplicai di non tirare troppo forte ma, proprio in quel momento, Carlo mi stava forzando l’ano sprofondando dentro in un solo colpo e strappandomi un urlo di dolore.
- Auchh. Ahhhhhh.-
- Stai calma.- mi disse, come fosse facile.
Quello era molto più grosso di quello di Renato.
- Ormai è fatta. Rilassati bella signora. –
Io ci provai e dopo un po di fatica mi comincia a rilassare i muscoli dell’ano lasciandolo stantuffare dentro di me, mentre sotto Renato non aveva mai smesso di farlo.
Giovanni si ripropose davanti al mio viso e cosi in pochi secondi fui piena.
Non avevo più nemmeno un buco libero.
Tre uomini mi stavano abitando il corpo.
Scopandomi, inculandomi e mettendomelo in bocca.
Li sentivo godere e io cominciavo a godere di questa strana orgia.
Ebbi un paio di orgasmi che non seppi nascondere.
- Vedi che ti è piaciuto. – mi disse Carlo.
Poco dopo Giovanni, poi Carlo e per ultimo Renato uscirono dal mio corpo.
Si tolsero i preservativi e, dopo avermi adagiata sul divano, con pochi colpi di mano vennero irrorandomi del loro seme il ventre i seni e il viso.
- Adesso ce ne andiamo. – disse Carlo, mentre cominciavano a raccogliere i loro vestiti e a rivestirsi.
- Sono convinto che vorrai riprovare cara signora Gina. La prossima volta faremo qualcosa di speciale. Vedrai.-
Dopo avermi slegato le mani, uscirono e mi lasciarono sul divano, esausta.
Adesso avrei dovuto sistemare e pulire tutto quanto ma non mi dispiaceva.
Stavo ripensando all’esperienza appena vissuta e mi ripromettevo di ripeterla appena possibile. Non sapevo di avere nella ditta dei ragazzi cosi bravi a scopare.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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